Il patrimonio culturale come strumento di integrazione sociale

|2002-2003| Un’analisi delle attività di didattica museale e dei patrimoni per la riduzione del disagio e dell’esclusione dei pubblici deboli.

L’analisi delle attività di didattica museale e dei patrimoni come fattore di riduzione del disagio e dell’esclusione dei pubblici deboli è al centro della ricerca Il patrimonio culturale come strumento di integrazione sociale, progettata e svolta da ECCOM con il finanziamento di Compagnia di San Paolo di Torino.
La ricerca è preceduta da una raccolta bibliografica e documentale che permette di identificare il fenomeno dell’esclusione sociale in tutte le sue sfumature e di individuare gli interventi normativi e di politica culturale che definiscono il panorama italiano di riferimento. 
Una successiva ricognizione sul campo concentrata in tre regioni –Piemonte, Lazio e Campania– documenta i progetti nati a partire dalla seconda metà degli anni ‘80 che hanno visto i beni culturali, e in particolar modo imuseie ilpatrimonio storico-artistico-architettonico, utilizzati comestrumenti di integrazionedei pubblici svantaggiati.
La cognizione degli orientamenti e delle tendenze del fenomeno arriva invece da un approfondimento dei casi di studio italiani ed europei più interessanti. 
Infine, la ricerca analizza le esperienze più innovative in Italia e all’estero, quelle in cui la produzione di arte contemporanea è inserita in più ampi progetti di riqualificazione delle periferie e di reinserimento nella società di soggetti e/o comunità svantaggiati.
Sebbene sia consolidata, sia a livello nazionale che europeo, la definizione dell’esclusione sociale come fenomeno multidimensionale, dalla ricerca emerge chiaramente come in Italia non esista un’azione politica trasversale in grado di fornire linee guida utili per affrontare il problema in tutte le sue sfaccettature. 
Il quadro conoscitivo emerso mette in evidenza problemi e aspettative di un settore complesso: nonostante le iniziative siano molteplici e spesso ricche dal punto di vista dei contenuti e degli obiettivi, solo in pochi casi sono inserite in programmazioni organiche e partecipano pienamente della vita delle istituzioni culturali. Ne consegue una frammentarietà delle attività e una loro scarsa visibilità. 
Le esperienze più recenti sembrano, però, segnare una inversione di rotta: si registra una maggiore capacità nell’attingere a forme di finanziamento diversificate, come ad esempio i fondi provenienti dall’Unione Europea, e una crescente attenzione delle amministrazioni pubbliche – sia a livello centrale, sia locale – nel predisporre programmi e attività di respiro più ampio. 
Il lavoro si conclude con la pubblicazione del volume “Attraverso i confini: il patrimonio culturale come strumento di integrazione sociale”, curato da Cristina Da Milano e Martina De Luca (ECCOM – Compagnia di San Paolo, 2006). 

Fondazione Compagnia di San Paolo

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